mercoledì 2 luglio 2008

Ricominciamo da qui.

Napoli, 2 luglio 2008. Piazza Plebiscito: simbolo di questa città immutabile, nel bene e nel male.

Due orchestre sinfoniche e due cori, uniti dalla prestigiosa bacchetta di Zubin Mehta.

Un evento senza pari nel passato, questa Nona di Beethoven.

“Fate presto”, titolava a nove colonne il Mattino del 24 novembre 1980, storicamente eternato in una provocatoria (e dimenticata) opera di Andy Warhol. “Fare qualcosa per una Napoli culla di cultura e di una straordinaria civiltà musicale, oggi mortificata e oltraggiata” dice oggi il grande Zubin Mehta, che rinuncia al suo cachet (quasi un monito ai nostri politicanti locali, spesso pronti ad accapigliarsi per un incarico, una poltrona o, peggio, un gettone) per dirigere quella che definisce “sigla ideale per una rinascita”.

Raccogliamo l’auspicio del Maestro. Vorremmo che fosse così. Dobbiamo e vogliamo crederci. A condizione di recuperare la nostra dignità di cittadini.

Avrete notato la mia assenza, da un po’ di tempo, dal blog e da varie occasioni di dibattito pubblico. E’ una provocazione in un momento in cui il ciclico dibattito polemico sulla città e sulle sue “magnifiche sorti” sta dando segno di stabile cronicizzazione, il tutto ad alimentare solo parole in un momento in cui dovrebbe prevalere finalmente il senso di un civico fare, espressione dell’essere-comunità.

Lasciamo, almeno oggi, parlare il linguaggio universale ed eterno della musica.