martedì 5 agosto 2008

La capitale dell'autoinganno. Come continuare a non sentirsi "stupidi" e non vivere solo di "simpatia". Uccidiamo Pulcinella?


L'intervento di un blogger nel precedente post, me ne ha ispirato uno nuovo. Mi piace prendere spunto da un articolo di Raffaele La Capria, "Napoli, quando la simpatia non basta più", pubblicato sul Corriere della Sera del 20 luglio scorso.
In particolar modo, lo scrittore rievoca alcune riflessioni (tutte positive) di noti autori (rigorosamente non napoletani) sulla "città" e i suoi abitanti.
A tal proposito, Guido Piovene, dopo aver definito Napoli e i napoletani «ondeggianti tra l' autocritica e l' autoinganno» (io propenderei solo per la seconda delle due caratteristiche) richiama un aneddoto che vede protagonista un intellettuale francese giunto (e stabilitosi) a Napoli per una missione culturale. Il transalpino ostenta un motto sulla soglia del proprio ufficio: "Chi non ama Napoli è uno Stupido".
Il dilemma che si pone La Capria - dopo avere constatato che il novero degli "stupidi" è cresciuto ultimamente a dismisura - è se egli stesso - partenopeo "in esilio" (come tanti) -, per caso, non sia diventato tale.
Forse in tanti siamo a porci la domanda. Dobbiamo ritenerci (o ci sentiamo) "stupidi" anche noi? Napoli non è più un luogo dell'anima. O, meglio, lo è, ma non risponde più alle nostre aspirazioni.
Forse è per questo che è arrivato il momento di "ammazzare" (freudianamente) Pulcinella.
Ormai è l'autoinganno a farla da padrona. E il "partenopeo" ama caderne vittima. Fingere di non vedere, continuare a dire, ingannandosi, in una città priva di finestre sulla realtà, che tutto il mondo è paese e "tirare a campare".
E' andata sempre così. Dalle croniche emergenze all'ordinaria vita civile.