giovedì 28 giugno 2007

Educazione alla cittadinanza e cultura partecipante

Prima di cominciare a riflettere sul processo di "normalizzazione" del nostro quotidiano, non dobbiamo dimenticare un punto di partenza fondamentale: dobbiamo educare ed educarci alla democrazia, per dare pieno compimento ai nostri diritti.
L'educazione alla democrazia deve costituire il primo obiettivo.
Dunque occorre riscoprire l'esercizio della pratica democratica.
L'unico modo per fare di un suddito un cittadito consiste nel lottare per l'attribuzione e l'attuazione di quei diritti che dagli autori di diritto pubblico sono definiti activae civitatis.
John Stuart Mill, nelle Considerazioni sulla democrazia rappresentativa, distingue i cittadini in attivi e passivi, precisando che in genere i governanti preferiscono i secondi, perché è tanto più facile tenere in pugno sudditi docili o indifferenti, ma la democrazia ha bisogno dei primi.
Se dovessero prevalere i cittadini passivi, conclude, i governanti farebbero ben volentieri dei loro sudditi un gregge di pecore volte unicamente a pascolare l'erba una accanto all'altra.
Zagrebelsky significativamente ricorda la distinzione tra la cultura da sudditi, orientata verso gli output del sistema (cioè verso i benefici che l'elettore spera di trarre dal sistema politico), e "cultura partecipante", cioè orientata verso gli input, che è propria degli elettori che si considerano potenzialmente impegnati nell'articolazione delle domande e nella formazione delle decisioni.
Non di rado, accanto al diffuso fenomeno dell'apatia politica dei cittadini (indifferenza per ciò che avviene intorno e chiusura individualistica nel proprio bozzolo), si assiste ad un senso di insofferenza del rappresentante - il quale è mosso dalla convinzione che, conferita la delega, possa ritenersi (politicamente) insindacabile dal cittadino, con il quale vige il principio dell'incomunicabilità -.
Dunque, l'azione si deve condurre su un duplice fronte: sensibilizzazione al bene comune di tutti i cittadini e dialogo permanente rappresentati - rappresentanti.
Per apatia politica si intende non già indifferenza del cittadino per l'attività istituzionale, ma assoluta mancanza di interesse attivo verso il bene comune. La "cultura partecipante" si esprime nell'impegno a rimuovere - secondo il proprio ruolo - tutto ciò che non va, a denunciare senza timori e a costruire.
Ha scritto qualcuno: non smettiamo di indignarci. E aggiungo: restiamo vigili.

mercoledì 27 giugno 2007

Il nostro logo

Delle onde che si intrecciano a formare una fitta trama.
Buongiorno Napoli è l'incontro plurale di più storie che si fanno una.
La stilizzazione richiama il Vesuvio e, al tempo stesso, la trama che si forma, oltre a simbolizzare l'agorà, assume l'aspetto di un sole rassicurante che irradia i suoi raggi.
Un azzurro intenso incute ottimismo e al tempo stesso richiama l'auspicata limpidezza (segno di legalità e armonia) dei nostri cieli (evidenzio il plurale), una limpidezza che vogliamo ristabilire con il nuovo giorno che nasce dalle nostre mani.

martedì 26 giugno 2007

Incomincia il cammino



Buongiorno Napoli si mette in moto.

Un grazie a tutti coloro che ci hanno arricchito con la loro presenza e a chi, anche non intervenuto, ci arricchirà con il suo contributo.

Riuscitissimo il dibattito e ricco di stimoli interlocutori, come confermato dai commenti della stampa sui quotidiani e in tv.

Ora abbiamo bisogno dell'impegno di tutti. Dobbiamo riscoprire la "circolarità" della nostra azione e, soprattutto, moltiplicare la nostra agorà in una dimensione di democrazia partecipata.

E mi piace chiudere con la frase di Don Milani su cui abbiamo riflettuto: "Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio". La politica è l'arte di uscire insieme dai problemi, tutto il resto è egoismo.

Camminiamo insieme e non atrofizziamo le nostre coscienze.

lunedì 25 giugno 2007

25 giugno 2007: nasce l'Associazione Buongiorno Napoli

"Buongiorno Napoli"

Un nome provocatorio in un periodo di particolare prova per la città di Napoli. Un'associazione che si propone come sintesi delle istanze che provengono dalla "società civile" nonché come luogo di incontro e proposta che instauri, alla stregua di coscienza critica, un fattivo dialogo permanente con le istituzioni, in controtendenza con atteggiamenti disfattisti e rinunciatari nei confronti della "cosa comune".


conferenza di presentazione

Lunedì 25 giugno 2007 - ore 17,00 - Sala S. Chiara

Piazza del Gesù- Napoli


Intervengono:


  • Mirella Barracco, Presidente Napoli '99;
  • Paolo Battimiello, Dirigente Scolastico Istituto Virgilio IV;
  • Paola Cortellessa, Comunità di S. Egidio;
  • Giuseppe Gambale, Assessore Educazione e Legalità Comune di Napoli;
  • Domenico Giustino, Vicepresidente Unione Industriali;
  • Leonardo Impegno, Presidente Consiglio Comunale di Napoli;
  • David Lebro, Presidente IV Municipalità;
  • Don Luigi Merola;
  • Ambrogio Prezioso, Presidente ACEN;
  • Pasquale Testa, Editore Phoebus
Coordina:
Alessandro Biamonte, Buongiorno Napoli

Buongiorno Napoli



Buongiorno Napoli!

Una impenetrabile cappa sta offuscando i nostri cieli.

Un lento e costante processo di "atrofizzazione" delle coscienze, alimentato dal quotidiano dilagare dell'illegalità (assurta, nei vari livelli, a norma di vita), dall'arroganza di una criminalità che si autoalimenta delle inefficienze del sistema, e dalla mortificazione di diritti fondamentali, sta imprimendo il corso della nostra esistenza di "cittadini" verso un punto di non ritorno.

Cittadini chiusi in se stessi e ridotti a soggetti passivi, che si sentono isolati e incapaci di relazionarsi con la civitas; caduti vittime di un insanabile pessimismo indotto in parte dalla sensazione di impotenza (che periodicamente raggiunge livelli parossistici di fronte alla ciclica morte di innocenti), in parte dall'esaurimento delle energie necessarie alla lotta quotidiana per l'affermazione delle regole, della democrazia – spesso messa a dura prova da un sistema autoreferenziale -, e dei diritti di tutti.

La rassegnazione non può entrare a fare parte della nostra cultura. E tanto meno possiamo consentire che le coscienze si intorpidiscano – rischio ancora più devastante nei suoi effetti - .

E' il momento di una riscossa delle coscienze che riparta dal basso attraverso un processo di riappropriazione del nostro ruolo di cittadini attivi, che possa consentirci, per l'appunto, di "riappropriarci" della città, in senso fisico e metaforico.

E' tempo di invertire il processo di alienazione dei cittadini dalle istituzioni e ristabilire con esse un dialogo biunivoco, che consenta alla "società civile" di contare nei processi decisionali che coinvolgono la collettività (cambiando l'ordine della loro dinamica: dal basso verso l'alto e non viceversa) e, contestualmente, alla stregua di una moderna agorà, di costruire, senza forme di passiva "assuefazione" al potere, un luogo di incontro e proposta che possa interloquire attivamente con le istituzioni in un rinnovato esercizio di "parresìa".

E allora,

"Buongiorno" Napoli:

- E' un "grido" di speranza e ottimismo. Il "giorno" presuppone che la "notte" sia ormai alle spalle.

- E' un'affermazione positiva di "attesa". Prelude al "nuovo" giorno che nasce dalle "nostre" mani, dopo che ci siamo lasciati il vecchio alle spalle.

- E' un saluto, per dire: «Eccoci, siamo qui! » . Troppe volte abbiamo sentito parlare di disfattismo e indifferenza dei cittadini per la cosa comune. Noi, invece, vogliamo dire di "esserci" ed essere pronti a fare la nostra parte.

Buongiorno Napoli

Alessandro Biamonte